Per parlare di cinema cinese dobbiamo parlare di “generazioni”, suddivise in base alle situazioni politiche che la Cina ha attraversato.
La prima generazione è quella che va dal 1905 agli anni Venti. Un cinema privato e sottomesso ad una cultura filo-occidentale: per i primi anni i film distribuiti sono di produzione americana. Le prime produzioni cinesi, invece, sono fortemente influenzate dalla tradizione teatrale.
L’epoca d’oro del cinema inizia con la seconda generazione, negli anni Trenta: Shanghai è la città simbolo, e l’avvento del sonoro – seppur in ritardo rispetto al resto del mondo – fa esplodere la diffusione del cinema.
La terza generazione è quella del cinema urbano, che racconta il grande divario tra le campagne povere e le città ricche: il cinema del realismo socialista. Con la nascita della Repubblica Popolare Cinese nel ‘49, il cinema diventa statale, di carattere propagandistico. Gli argomenti sono controllati dal Partito, ma le inquadrature, il sistema di rappresentazione allusivo e codificato fanno di quel linguaggio cinematografico uno dei più affascinanti della storia del cinema cinese.
La quarta generazione è quella investita dalla rivoluzione culturale, che ha portato un vero e proprio disastro artistico, con un periodo di inattività dal ’66 al ’69 e con la produzione di soli film di propaganda fino al 1974.
Dalla quinta generazione in poi, questa distinzione viene meno. A partire dagli anni Ottanta, registi di diverse generazioni continuano a lavorare e realizzare film.
La sesta generazione è quella considerata underground, indipendente, urbana e alternativa. Miti da sfatare, perché se da un lato i problemi con la censura e il carattere urbano non mancano, è vero anche che i finanziamenti esteri finiscono per condizionare le scelte dei registi (pretendendo prodotti d’autore) e che alcuni registi hanno accettato i finanziamenti statali, perdendo quindi il loro carattere alternativo.
Nel 1997 le competenze del cinema passano dal Ministero della Cultura a quello della Comunicazione: per le produzioni si ha maggiore controllo ma minore propaganda. Lo stile diventa meno didascalico.
Con il ritorno di Hong Kong alla Cina si ha una collaborazione sempre più stretta tra questi due cinema, tanto che nei prossimi anni questa distinzione dovrebbe scomparire.
Per qualche dettaglio in più, cliccate qui
Video: corto girato da Zhang Yimou con una macchina da presa dei primi anni del secolo.
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